Gli Stati coinvolti nell’accordo si impegnavano a limitare inizialmente la produzione di questi gas e successivamente a fermarla completamente. Se le emissioni avessero continuato a crescere come nella metà degli anni ‘80, avrebbero contribuito in maniera significativa al riscaldamento globale. Anche gli idroclorofluorocarburi (HCFC), meno pericolosi dei precedenti ma comunque dannosi per lo strato di ozono, devono scomparire completamente entro il 2040. Lo ha deciso l’emendamento di Kigali dell’ottobre 2016.
L’Unione Europea ha implementato il protocollo di Montréal con una serie di provvedimenti. Il regolamento UE n. 1005/2009 contiene misure che vietano l’utilizzo di queste sostanze. Sono inclusi anche i refrigeranti di vecchia generazione. I gestori di impianti fissi di refrigerazione e climatizzazione riempiti con refrigeranti CFC o HCFC sono direttamente interessati da questo regolamento UE.
Il divieto di utilizzare clorofluorocarburi (CFC) e idroclorofluorocarburi (HCFC) impone di sostituire gli impianti di refrigerazione e climatizzazione esistenti che impiegano CFC e HCFC con nuovi impianti o di cambiare i refrigeranti contenenti cloro con un refrigerante alternativo che ne è privo. Dal 1° gennaio 2015, gli impianti con refrigeranti CFC devono essere spenti in caso di riparazione.
Il Italia, il DPR n. 147 del 15 febbraio 2006 ha stabilito le norme e le modalità tecniche per i controlli e il recupero delle sostanze che riducono lo strato di ozono negli impianti di refrigerazione e climatizzazione. Il gestore è pertanto obbligato a eseguire controlli regolari sull’eventuale presenza di perdite (una o due volte all’anno). In caso di violazione, il gestore è soggetto a sanzioni che vanno da 3.000 a 100.000 €.
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